Le chiese e oratori in Santo Stefano di Borgomanero- Storia   


Scriveva nel 1750 Don Carlo Prina:"A Maestro trovasi gli Oratori di S.Steffano Protomartire, e di S.Pietro Appostolo. Al Maestro in distanza di metri 525 havvi la Borgata ossia Cantone di Santo Steffano volgarmente denominato Vergano Inferiore. All' Occidente l' Oratorio di S.Bernardo Arcidiacono di Agosta..."

Nella frazione di Santo Stefano é presente la chiesa parrocchiale patronata dai Santi Stefano ed Ignazio, il campanile e la struttura della chiesa vecchia,l'Oratorio di San Bernardo e la chiesa del Sacro Cuore al Colombaro. Accanto alla chiesa si trova la Casa Parrocchiale  costruita  nel 1908. Un tempo non tanto remoto, si facevano delle processioni  per benedire la campagna, chiamate rogazioni e si arrivava fino all'oratorio di San Pietro presso le vigne della Cumiona

Nella visita pastorale del 1758 vengono elencati gli oratori fuori il Borgo, in questa lista ci sono gli oratori delle cascine di allora, le attuali frazioni di oggi ed anche citato l'oratorio di S.Pietro della Cumiona dove non viene celebrata la messa..

Le prime notizie certe sono del 10 settembre 1712, giorno della visita di un delegato del vescovo Visconti che lasciò questi ordini: 

Si vesta nei lati l'Altare con tavole ben staggionate; quanto prima si procuri di far un tesoriere, che habbi cura dell'ellemosine, che si raccolgono in quest'oratorio. Nel 1725 vi fece visita il Cardinale Borromeo e l'Oratorio era perfettamente funzionante: si celebra tutti i giorni festivi, per devozione degli abitanti, che danno personalmente l'elemosina al celebrante. Venne giudicato abbastanza ampio e di forma oblunga, con unica porta sul fronte,illuminato da due finestre di aspetto rude.Su di una torretta capeggiava una campanella. In quell'anno possedeva già il dipinto del Santo protettore:  pro icona adest elegans pictura Sancti Stefani.(tratto da "L'Araldo" n.385 a cura di P.Zanetta)

Altre notizie arrivano dalle fonti delle visite pastorali come quella dell'anno 1758 del Vescovo Marco Aurelio Balbis Bertone, dove descrive con dovizia di particolari la chiesa ed il suo contenuto.In questa visita viene evidenziato che l'Oratorio di Santo Stefano ha un fabbricere nella persona di Francesco Fornara  fu Giovanni ed un tesoriere nella persona di Lorenzo Zanetta fu Bartolomeno.Ma la cosa sorprendente sono le offerte da parte benefattori che arrivano da Cremona.Si tratta di abitanti stefanesi emigrati in Cremona che facendo fortuna, si ricordano della terra natìa.

Diverse furono le visite pastorali, presso l'allora oratorio di Sancti Stephani Prothomartirij in loco Vergani inferiorij, elenchiamo qui sotto quelle visitabili per consultazione.

Visita del 1758 - Vescovo M.A.Balbis Bertone
Visita del 1725 - Card. Borromeo

Anche nelle Cassine di Vergano Basso , c'era la consuetudine di lasciare un pane per ciascuna infornata quale contributo da destinare alla messe festive. Finché nel 1767 i capi famiglia deliberarono di assegnare annualmente la somma di 150 lire, da prelevare dai redditi del forno della Comunità.
Il 28 Agosto una delegazione si recò dal notaio Ruga per stendere la decisione approvata,
ad iuratam conventionem. Erano spinti anche dal desiderio di assecondare un figlio di questa frazione, il chierico Giuseppe Fornaro il quale, non aveva ancora nessun beneficio (ovvero nessuna investitura ). La delegazione era composta da Giuseppe Antonio Fornaro, Giovanni Mario Zanetto, Stefano Fornaro,Bartolomeo Zanetto, Gio Maria Zanetto, Giuseppe M.Fornaro, Francesco Fornaro costoro rappresentavano la Comunità di Santo Stefano e nella convenzione giurata da tutti gli abitanti,si erano impegnati a cuocere il pane nel forno costruito da loro, in modo che il reddito derivante potesse far celebrare tante messe (20 soldi per messa).
L'oratorio di S.Stefano possedeva già alcuni appezzamenti di modeste proporzioni,un campo di 2 pertiche all'Albero "della Colarola", 18 tavole di vigneto in "Colombaro", oltre ad una casetta composta da cucina, due camere e stalla.

Riuscirono nel loro intento, ed ebbero così in Don Giuseppe Fornara (dla Canova) il 1° Cappellano della borgata di S.Stefano

Santo Stefano venne eletta a Parrocchia il 24 Dicembre 1905, antecedente a questa data ,era la Cappellania di Santo Stefano e tutto ruotava attorno a Borgomanero, battesimi , funerali etc. In Santo Stefano era presente il Cappellano, ovvero un prete o canonico della frazione oppure residente in frazione che surrogava e forniva assistenza religiosa. Nella storia dell'oratorio di S.Bernardo, nel religioso era già segnalato come luogo di culto per gli abitanti vicinori e delle cassine.

Don Luigi Godio  divenne Cappellano di S.Stefano nel 1903, nel 1905 venne eretta la Parrocchia ma si dovette aspettare fino al 25 Giugno 1909 per la nomina di D.Luigi Godio a  "Primo parroco di Santo Stefano" e la data di preso possesso risale al 7 Settembre 1909.

Scrive ancora Don G.Fornara : "Il giovane cappellano (Don Godio) , giovane di età, forte di energie spirituali e pieno di zelo non si accontenta di un ministero così sterile; sentiva egli pure il disagio che provava la popolazione nel doversi portare a Borgomanero  per le funzioni parrocchiali e specie a battezzare i bambini. Per cui mentre dava al popolo quanta comodità gli era possibile,  cercava con ogni mezzo di dargli quello che era più necessario: la parrocchia locale ed indipendente, cosi che restasse puramente un ricordo il freddo sopportato nelle gelide notti natalizie e in tutti i giorni festivi invernali quando i frazionisti con interminabile processione si recavano a Borgomanero per la messa di Mezzanotte e per le altre funzioni e ne tornavano intirizziti dal freddo."

Chiesa Vecchia


La chiesa vecchia che riportava sulla volta della porta d'ingresso la data  1710 è stata utilizzata come luogo di culto fino al 1933 anno d' inaugurazione della chiesa attuale. Ora l'edificio è stato ristrutturato e recuperato come locali ad uso dell'Associazione A.C.L.I , sala per riunioni e alcuni appartamenti. Rimane solo il vecchio campanile a ricordo della sua esistenza.

Scriveva Mons. Lucchini nello stato patrimoniale della parrocchia dei Santi Stefano ed Ignazio:

"Fu edificata nel 1700 ed ebbe successivi ampliamenti in più riprese: non risulta quando siano stati fatti. La chiesa non è patronata: riguardo allo stile non ha nessuna architettura ben definita, non ha neppure nessun pregio artistico e storico (...).

La condizione statica lascia a desiderare; la manutenzione è discreta, si sta costruendone una nuova. Non furono fatte riparazioni degne di nota; la riparazione più necessaria da eseguirsi sarebbe quella di riparare il tetto(..)Riguardo agli arredi sono in numero sufficiente e conveniente..."

Chiesa vecchia rimane solo il Campanile (F. by R.Cerutti)

La chiesa fu costruita in onore a S.Stefano.  Don Giuseppe Fornara ,scrisse sul libro citato come fonte, che a partire da questa data la frazione cominciò ad essere chiamata S.Stefano e non più Vergano basso o Inferiore. Cosi appare nei documenti pubblicati a suo tempo.
"...Habitatores Capsinarum Sancti Stephani..."
La chiesa fu ampliata più volte su disegni dell'Arch. Barbosio, con l'aggiunta del corpo del coro, della sagrestia e della cappella. Nel 1885-1886, la ditta Zappelloni Giulio edificò il campanile, assistito dall'Arch. G.Primatesta, con non pochi timori, perché il terreno cedeva. In cima un concerto di tre campane in sol maggiore, benedette da Parroco Parnisetti il 1° settembre 1886. Costo del campanile £ 2.620,84 e costo delle campane £.2809. Il primo piccolo organo del 1878, venne sostituito da uno più grande della ditta Scolari con una spesa di £.1200 e durò fino al 1933.         

Ingresso della Chiesa Vecchia (oggi)

(Foto by R.Cerutti)

Le date importanti riguardanti la chiesa vecchia sono:
1707 - Inizio costruzione oratorio presso le cascine di Vergano sotto
1710 - Termine costruzione Oratorio dedicato a S.Stefano
1712 - Prima visita di un delegato vescovile
1725 - Prima visita del Vescovo Card.Borromeo
1772 - Ampliamento con la costruzione della sacrestia
1886 - Costruzione del campanile
1905 - Elezione a parrocchia di S.Stefano
1933 - Costruzione della nuova chiesa parrocchiale e termine della vita religiosa della vecchia chiesa.

La dedicazione a S.Stefano
Perchè fu il primo martire della storia cristiana? Forse si.
Dalla nascita delle nostre
"Capsine" fino al 1710, i "cassinari" di Vergano Basso, nel religioso frequentavano l'oratorio di San Martino, l'oratorio di San Bernardo ma l'epicentro era la Chiesa "matrice" di Burgomanerio dedicata a San Bartolomeo.
Una altra
ipotesi formulata, è che prima della costruzione della Chiesa Vecchia, i nostri antenati già molto devoti, frequentavano la prima cappella (interna) eretta nella collegiata di San Bartolomeo dedicata appunto a S.Stefano protomartire.
Prima del Concilio di Trento (1564) veniva celebrata solo e soltanto la messa festiva, mentre presso la Collegiata in questa cappella grazie al beneficio e al sostentamento di Giorgio de Marzio (21 Luglio 1521), un cappellano doveva officiare
due messe alla settimana e quindi i fedeli avevano modo di ascoltare maggiormente al parola di Dio.
Sulla devozione dei nostri avi, non può esserci nessun dubbio per come la storia ci ha tramandato la "conferma" della loro "cristianità", visto la forte "volontà" di Chiesa, Sacerdote e Comunità!

La devozione ai santi, la si applicava anche ai nomi di battesimi maschili più utilizzati ovvero Ignazio, Stefano, Luigi, Bartolomeo e Lorenzo.

Foto di particolari delle Croci sulle cuspidi dei campanili di S.Stefano (Foto R.Cerutti).

Vecchio campanile 1886                                                                                    Campanile nuovo 1933

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Chiesa Nuova. DAL VOLUME "SANTO STEFANO E LA SUA CHIESA" (1933)


CENNI  STORICI (tratto dal volume Santo Stefano e la sua chiesa 1933 Sac.Prof.Luigi Fornara)

Ispiratore  per la nuova chiesa è Don Luigi Godio : non bastava stralciarli dall'antica parrocchia; bisognava dar loro (alle genti di Santo Stefano) un assetto stabile nella nuova Parrocchia.

Fu eretta la Confraternita del SS. per gli uomini; la Congregazione dei terziari francescani; la Congregazione Mariana accolse i giovani, quella delle Figlie di Maria  le giovani Volonterosi coadiuvarono il Parroco nel far catechismo ai ragazzi e così ogni cosa fu ordinata: tutta ciò richiese tempo, lavoro, buona volontà e sacrifici, ma sorse, vigoreggiò e portò i suoi frutti.

Associazioni con i labari presso la casa parrocchiale

Foto personale G.Fornara

Una necessità impellente però tutti assillava: una nuova Chiesa. La vecchia era cadente e angusta, ed anche inadatta ai nuovi compiti per la sua formazione che non permette modificazioni. Il popolo comprese questa necessità, il Parroco la sentì; e popolo e Pastore a gara, lanciata questa idea, si diedero con lena a raccogliere fondi per una futura nuova Chiesa. Sperava D. Godio raccogliere anche questa frutto del suo lavoro, ma Dio non voleva ritardare la corona al sua serva fedele, ed il mattina del 16 dicembre 1922 lasciava questa vita per il Cielo, disponendo tutta il sua per la nuova Chiesa che sarebbe stata eretta. Scomparve il Pastore amata, ma il solco da Lui tracciata fu talmente profondo ed il ricordo che ha lasciata di Sè talmente viva che di lui ancor si parla come fosse scomparso non da più di un decennio ma da ieri.

Per poco tempo si è rimasti senza Pastore; perchè il primo maggio 1923 fu nominato l'attuale Parroco di S. Stefano Can. D. Luigi Lucchini.

Quale grave eredità venisse ad assumere nell'accettare la cura della Parrocchia di S. Stefano ben egli conosceva. Già da vari anni Coadiutore di Borgomanero, aveva potuta seguire attentamente quanta avveniva nella parrocchia vicina, per cui, se da una parte una simile responsabilità poteva farlo tentennare, al contemplare la bontà della popolazione ed il sua amare per una causa che tanta gli stava a cuore, D. Lucchini gettò ogni apprensione e timore, accettò con cuore pronto ad ogni cosa e Dio di Lui si servì per l'esecuzione del suo disegno divino.

I tempi erano abbastanza critici quando egli divenne Parroco di S. Stefano. Quanto si era raccolto in antecedenza non bastava più all'opera : bisognava quindi moltiplicare i sacrifici e l'attenzione, e attendere tempi migliori. Col passar degli anni però l'impazienza popolare cresce: non sembra vero che non si possa ancora cominciare e qualche dubbio maligno colpisce qualche anima perplessa. Bisogna togliere ogni dubbio, Bisogna levare ogni perplessità.

Posa prima pietra della chiesa 1 Settembre 1929

Foto fornite gentilmente da V.Zanetta

Posa prima pietra della chiesa-Processione con le "CONFRATERNITE" e banco di beneficenza

Foto fornite gentilmente da V.Zanetta

Si lancia l'invito per la raccolta dei materiali. Il popolo corre; la sabbia si accumula a vista d'occhio; il mucchio dei sassi di granito di Alzo, continua ad aumentare, poichè mentre da una parte le" Ditte proprietarie delle cave concedono gratis il materiale, dall'altra si rincuorano i contadini con gara vicendevole per andarlo a prendere.
Ogni domenica, dopo la prima Messa, una processione di carri si snoda dalla frazione verso i luoghi della raccolta, e la sabbia e i sassi confluiscono ininterrottamente.

Gli abitanti di S.Stefano accolsero con entusiasmo il nuovo Pastore e si attivarono subito per gli inizi dei lavori e offrirono la loro fattiva collaborazione non perché qualcuno glielo avesse chiesto ma per la gloria di Dio. Così con una speciale dispensa per la messa e per il lavoro domenicale permetteva loro di recarsi , nei giorni festivi, col carro trainato dalle mucce, alle cave di pietra di Alzo dove caricavano le pietre e le trasportavano a S.Stefano.

Il legname di costruzione fu donato dai parrocchiani che possedevano boschi e che, sempre la domenica, ma stavolta dopo la messa, si recavano a tirar giù le piante.

Ormai non si può più indugiare. questo lavoro continuo di raccolta infervora tutti, anche gli indolenti, mentre qualcuno, colla parola ironica, cerca diminuire il valore deI1o,sforzo che si compie e non si accorge che così operando non fa altro che incitare di più i buoni. Bisognava gettare l'esca, e l'incendio sarebbe divampato. Il primo settembre 1929, alla presenza di tutto il popolo, fra il concorso delle popolazioni vicine, il Vescovo Mons. Castelli, attorniato dalle Autorità religiose, civili e politiche del Vicariato ,e del Comune, benedice e pone la prima pietra della nuova erigenda Chiesa. Non ci sono parole che servano a descrivere il fatto; solo quanti erano presenti,possono ricordare nei suoi particolari quella giornata piena di
fede, di amore e di storia per S. Stefano. Tratto il dado non si poteva più retrocedere: volontà di Pastore e di popolo non lo permetteva; non restava quindi se non procedere speditamente per la via"'intrapresa. '
Il disegno era già stato approntato dal fine genio dell' Architetto Stefano Molli, essendo ancora vivo il primo Parroco D. Godio, e giaceva nei cassetti in attesa di essere compiuto. Quante volte, nel lungo silenzio degli anni passati dal 1909 fino al 1929 fu consultato, studiato, riveduto nei suoi particolari! Finalmente doveva spolverarsi per eseguirsi.
I lavori furono assunti dalla Ditta Fratelli  Zerlia di Borgomanero; la esecuzione integrale del disegno fu diretta dal figlio dell'Architetto, lui pure Architetto, Comm. Piero Molli, che colla cura meticolosa di figlio che ama le espressioni del genio paterno, diresse, assistette, provvide ogni giorno perchè nulla venisse mutato, nulla negletto, coadiuvato in questo anche dall'assistente ai favori Geom. Zappelloni.
In pochi giorni sorse lo steccato;'a volta a volta si elevarono i ponti verso l'azzurro del cielo, in poco più di due anni la Chiesa fu al tetto, il campanile compiuto. Eretto l'esterno, si curò l'interno nel rifinire i muri, nel gettare il pavimento,

Foto scansite dal Libro Memorie del passato di S.Stefano ed. 1994 e altre fornite gentilmente da V.Zanetta

 

Ecco come si presentava la Chiesa al termine della costruzione durata poco più di due anni:

Battistero (Opera dello scultore Luigi Fornara)

CENNI TECNICI.

 Il primo studio dell'Ing. Stefano Molli per la nuova chiesa di S.Stefano di Borgomanero porta la data del 23 settem­bre 1909: il progetto di esecuzione è firma­to nel settembre del 1914: il lodi settem­bre 1929 fu benedetta la prima pietra e nello stesso mese fu bandito l'appalto per la costruzione, la quale fu ultimata nel set­tembre del 1932. Ed ora, a distanza di 24 anni dal primo schizzo, il 17 settembre 1933 l'operoso popolo di S.Stefano vede realizzato il suo desiderio ed assiste alla consacrazione della sua nuova chiesa.

La nuova chiesa di S.Stefano è architettonicamente ispirata, tanto nella planimetria quanto nell'elevazione, all'arte lombarda del 1400.

Nella facciata principale è incorporato il campanile la cui base racchiude l'atrio d'ingresso. Il campanile, di pianta quadra­ta, presenta quattro ordini architettonici man mano aIleggeritisi verso l'alto: l'inferiore contiene il portale di pietra tenera di Vicenza, quello sovrastante una monofora, il successivo una bifora e il quadrante per l'orologio, e il superiore, quello cioè della cella campanaria, è traforato da quattro bifore: termina con una cuspide piramidale sormontata da una croce in ferro appoggiantesi su globo di rame. Ai lati del campanile vi sono due corpi dei quali quello a destra ospita la scala per l'accesso ad una tribuna che prospetta nell'interno della chiesa e al piano di tiro delle campane, e quello a sinistra il batti­stero: entrambi questi corpi presentano due monofore con architettura lobata in cotto e due occhi con ghiera pure in cotto, e sono coronati da cornici laterizie a riseghe, dentelli ed archetti.

La muratura della facciata, come quella dei fianchi e della parte absidale, è listata di mattoni a para­mento e di scampoli di granito in vista: i contrafforti e la cuspide del campanile sono di mattoni a paramento sormontati da terminali in granito

 

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Foto del 1933                                                                  Foto del 2003 

 

La chiesa è ad una sola navata di 12 metri di larghezza, con quattro cappelle ed un ingresso laterale per parte: la navata è coperta da tetto soffittato con travature di larice in vista appoggianti su arconi portati da pulvini di granito con sottostanti peducci di pietra tenera.

Gli arconi, a sesto acuto, hanno conci alternati di muratura a paramento e intonacata: il concio in chiave è di granito con croce scolpita. La navata è illuminata da lO occhi collocati sopra gli archi laterali che danno accesso alle cappelle. Queste sporgono all'esterno su pianta ottagonale e sono coper­te con voltine ad unghia sferica poggianti su costoloni sagomati di cotto che si raccolgono ad una chiave di pietra tenera a sezione radicale e si appoggiano su piccoli peducci della stessa pietra. Ogni cappella è illuminata da due finestre. Le pareti delle navate sono semplicemente intonacate e dovran­no ricevere una leggera decorazione pittorica. Un grande affresco con Cristo in gloria, od altro sog­getto, è previsto sulla parete di sfondo del presbitero.

Il presbitero occupa due campate: è sopraelevato di due gradini dal piano della chiesa, l'altare è collocato nella prima campata dovendo la seconda servire da coro.A destra del presbitero vi è un oratorio, con soffitto a travatura di larice e cassettoni, illuminato da tre bifore con colonnine di pietra tenera. L'oratorio ha una porta d'ingresso dall'atrio secondario ed una porta di comunicazione col coro: una grande bifora in pietra tenera permette di seguire dall'oratorio le funzioni che si svolgono all'altare. A sinistra vi è la sacrestia comunicante col pres,bitero, mediante due porte, e coll'ingresso secondario: dalla sacrestia scende una scaletta per un locale sot­tostante ad uso deposito.

La sacrestia è illuminata da quattro bifore, ha soffitto a cassettoni su travatura di larice ed ha un lava­bo in marmo per le abluzioni.Tutti gli stipiti, architravi, cornici delle porte interne ed esterne sono di pietra tenera di Vicenza.I pavimenti della navata, del presbitero, delle cappelle e degli atrii sono di piastrelle rettangolari di cemento di colore bruno nei campi e rosso mattone nelle fasce. I pavimenti dell'oratorio e della sacrestia sono di liste di larice. Gli scalini dell'altare maggiore, del presbitero e delle cappelle sono di marmo rosso di Gozzano: gli scalini esterni di granito di Alzo.

L'arco di separazione tra la navata e il presbitero è attraversato, all'altezza dell'imposta, da una gran­de trave di larice fungente da catena e portante nel mezzo un grande crocefisso di legno fiancheggia­to da due statue lignee della Vergine e San Giovanni in grandezza naturale. L'altare attuale è provviso­rio come provvisoria è la balaustrata. La chiesa è illuminata artificialmente con luce elettrica distribuita da lampadari in ferro battuto pen­denti dalla chiave degli archi delle cappelle e da due riflettori convenientemente nascosti proiettanti luce sull'altar maggiore e il coro. Ogni cappella ha pure particolari prese di energia sia per illuminazione sussidiaria che per servizi vari (aspira-polvere, ecc..). Tutti i comandi sono concentrati su un unico quadro in sacrestia. É prevista tanto l'illuminazione dei quadranti degli orologi, quanto quella esterna delle facciate in occasione di festeggiamenti.
Tutte le finestre hanno intelaiatura metallica e sono protette da robuste inferriate: i vetri sono di tipo "cattedrale" leggermente paglierini. Le vetrate del presbitero e della facciata sono composte di piccoli vetri a losanga legati in piombo.
La falegnameria delle porte interne ed esterne è rovere naturale, a piccoli scomparti, con grossi chiodi ornamentali. Le fronti laterali si presentano assai movimentate per le sporgenze delle cappelle, le quali sono coperte da un tetto ad unico filo rettilineo di gronda, e per le sporgenze dell'oratorio e della sacrestia. Gli ingressi secondari sono protetti da tetto portato da travi, mensole e sottomensole di larice. Dal tetto delle cappelle si sopraelevano i muri della navata nei quali sono aperte finestre circolari contornate da ghiere sagomate di cotto, e da anelli con conci alternati di mattoni di granito. Una cornice a dentelli e riseghe corre lungo i fianchi della navata.
La parte absidale è formata da tre corpi: il corpo centrale, corrispondente al presbitero, presenta una croce lobata ricavata nei conci di granito della muratura, fiancheggiata da due alte finestre con sagomature e archeggiature di cotto. Il corpo di sinistra porta una nicchia in pietra tenera, protetta da tettuccio, destinata a contenere un ricordo dei caduti di guerra.
La costruzione non presentò difficoltà. Il terreno atto a portare le fondazioni si trova a m. 2,50 dal piano del pavimento: tutte le murature corrono su una gettata continua di calcestruzzo di cemento: il campanile poggia su una pianta di cemento armato.
Le murature di elevazione presentano la faccia esterna a liste alternate di mattoni a paramento e di scapoli di granito.
Il tetto è coperto con tegole piane su tavelloni porati, i quali formano, con il sottostante soffitto di legno, una camera d'aria di protezione termica.
La cuspide del campanile è costruita con solettina di cemento armato e rivestita di mattoni a paramento.

Le misure principali della chiesa sono: 

Lunghezza m. 44,70
Larghezza
m. 26
Altezza (alla croce del campanile)
m. 44,50 Superficie coperta mq 2 915
Volume
mc 9.000

I parrocchiani di Santo Stefano, oltre all'aver versati per la quasi totalità i fondi necessari, contribuirono alla costruzione della chiesa con gratuita prestazione d'opera e con l'offerta di materiali (manovalanza, trasporti, legnami, sabbia, ghiaia, ecc.).

Eseguirono i lavori le seguenti ditte:
Impresa fratelli Zerlia, Borgomanero, murature e carpenterie.
Fratelli Zoncato, Vicenza, pietra tenera.
Fratelli Giustina, Borgomanero, inferriate, intelaiature, finestre.
Ing. Arrigoni e Mentasti, Gozzano, marmo rosso di Gozzano e pavimento di piastrelle. Ing. Peverelli, Alzo, granito bianco.
Ditta Marco Simonetta e ditta Piero Simonetta di Alzo, scapoli di granito. Mora-Giustina, Borgomanero, impianti elettrici.
Fratelli Cerioli, Cremona, laterizi sagomati.
Bianchi, Orta Novarese, lampadari in ferro battuto.

FAUTORI

L'idea della nuova chiesa ,fu di Don Luigi Godio sull'esigenza di una popolazione in crescita spirituale.Il realizzatore del "sogno" fu Mons. Luigi Lucchini, e il progettista

'Architetto Stefano Molli.

 

Casa Parrocchiale


Dalla nomina a Parrocchia, la prima cosa da fare era dare una degna abitazione al parroco, e per questo che nel frattempo dal 1905 al 1908 viene costruita l'attuale Casa Parrocchiale, che ha come progettista l' Arch. Stefano Molli lo stesso della futura nuova chiesa.

A parte le ultime modifiche apportate internanente, la struttura esterna è rimasta invariata e fedele alla sua origine. foto datata 1929

Prima del 1908, i cappellani di S.Stefano abitavano presso la casa sotto la costa del Colombaro nei caseggiati del Coer lasciata in beneficio della comunità dal primo cappellano don Giuseppe Fornara.. A tal proposito vi rimando al documento proposto dal Dott.Papale circa l'impegno dei massari delle cascine per il mantenimento del cappellano nell'allora Cantone.
Presso la casa del forno c'era una stanza adibita ad oratorio per i ragazzi, una piccola angusta stanza!

Tratto dallo scritto del Notaio Scolari:Vi è anche una casa rustica in dette cascine che è formata da una cucina ed una camera al piano superiore ed un'altra stanza sopra la cascina di Giovanni Creola con il cortine davanti e coerenza a mattino e mezzogiorno con detto Creola, ad ovest Rosa ed a monte il torchio consortile dei Fornara...

 

 

 

 

 

 

 

Casa Parrocchiale Foto del 2005 (F.by Roberto Cerutti)       Vecchia casa del Canonico ex Casa del forno

 


Fonti Bibliografiche:
Santo Stefano fra memorie del passato e la ricerca del nuovo-Alfredo papale (1993)
Santo Stefano e la sua nuova chiesa - 1933
Un borgofranco Novarese. Dalle orgini al Medioevo - Comune di Borgomanero, 1994
Borgomanero , tra sacro e proffano.Borgomanero,ossia Memorie e notizie attinenti a Borgomanero desonte dagli antichi monumenti raccolte dall'avv. Carlo Antonio Molli Di Carlo Antonio Molli, Andrea Zanetta, Alfredo Papale-1998
Una terra tra due fiumi, la provincia di Novara nella storia: l'età moderna (secoli XV-XVIII)- Provincia di Novara
Memorie storiche di Borgomanero - Vincenzo de Vit (1880)
Andar per castelli.Da Novara tutt’intorno - G.Andenna
“Ad banchum juris Burgi Maynerii: vicende giudiziarie dei secoli XV-XX" - Piero Zanetta
Le terre novaresi nell'anno 1450 - Piero Zanetta
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