SACERDOTI DI SANTO STEFANO


Don Vincenzo Annichini Parroco dal  (1969 - 2007 +)  Dott.Piero Zanetta

 

Don Vincenzo Annichini, nato a Maggiora (NO) il 11 gennaio 1923 , morto a S. Stefano di Borgomanero il 29 gennaio 2007.

Abbandona da ragazzo l'amato paese di Maggiora per frequentare il ginnasio presso il Seminario di S. Giulio, sull'isola omonima; poi passa sulle sponde del Lago Maggiore per proseguire gli studi al Liceo nel seminario di S. Carlo ad  Arona e infine terminare gli studi di Teologia presso il Seminario Vescovile di Novara.

Il 26 giugno del 1949; sopra di Lui, nella cattedrale di Novara, strapiena di gente, tra cui mamma e papà, le grandi mani di Mons. Leone Ossola, che già avevano salvato tante vite umane nella guerra partigiana, impongono il sigillo eterno di una scelta irrevocabile: prete per sempre. E tale sarà per tutta la sua vita; un prete all'antica, ma tutto d'un pezzo, rimasto tale per cinquantasette anni,  tanti sono quelli trascorsi fino a quel fatidico 29 gennaio del 2007.

Poi viene il primo incarico come  coadiutore ad Armeno, scuola e palestra di ministero sacerdotale in vista di un più preciso impegno che avverrà tre anni dopo, nel 1952, quando verrà nominato  dal vescovo  Mons. Gilla Vincenzo Gremigni  parroco di Viganella, in Valle Antrona, dove il sole si nasconde al di là della catena dei monti ai primi  di novembre e non vi riappare se non all'inizio di febbraio per celebrare la festa della Candelora. In quel paese, già rivela le sue attenzioni verso i bisogni anche sociali  della sua  gente,  realizzando con il contributo di benefattori, un asilo infantile parrocchiale.

Viganella è stata un poco come il primo amore, che non si scorda mai. Sono soltanto cinque anni; ma quelle montagne e soprattutto quella gente non si staccheranno mai dal suo cuore, neanche quando lo stesso vescovo gli proporrà di reggere la neo parrocchia  della Baraggia di Suno, appena eretta: il 15 settembre del 1957 fa l'ingresso nella chiesa appena costruita e dedicata al  Cuore Immacolato di Maria. Don Vincenzo  la ristruttura secondo le norme del Concilio, la completa con la costruzione del portico e del Battistero. Per favorire poi la formazione dei giovani e degli adulti, acquista una casa adiacente e avvalendosi dell'aiuto di “Soci Costruttori”, riesce anche qui a edificare un asilo.

Contemporaneamente si sviluppa in Lui un'altra vocazione, quella della contabilità; il Vicario Generale della Diocesi di Novara, l'allora Mons. Ugo Poletti,  futuro Cardinale, lo nomina l'anno seguente, quasi  per “meriti sul campo”,  responsabile dell'Ufficio Amministrativo della Curia. E Lui quasi quotidianamente deve prendere la corriera per Novara e andare a prestare questo servizio ingrato.

9 novembre 1969: nominato dal vescovo Mons. Placido Maria Cambiaghi, Don Vincenzo fa l'ingresso come parroco nella parrocchia di S. Stefano di Borgomanero, da cui si era ritirato, per motivi di età , Mons. Luigi Lucchini, leggendaria figura di sacerdote, uomo di grande fascino e di grande cultura .   

Inizia l'ultimo suo lungo e ultimo ministero in un paese contrassegnato da una profonda e radicata religiosità che si esprime anche in un grande impegno nel sociale, proprio nello spirito di una solidarietà evangelica, già bene espressa nella scuola materna appena inaugurata nel giugno del 1969.

Don Vincenzo si adopera  a costruire una comunità di fedeli, responsabile e impegnata, di cui lo splendore della chiesa, come dirà lui, doveva essere  solo un segno esteriore.

In questo spirito di ricerca della maggiore coesione possibile ridà slancio agli indomiti e nostalgici  cultori della sagra di S. Bernardo, che consente non solo di rivedere tutto un paese sotto un tendone che di volta in volta viene  montato e smontato, ma  di dare avvio a lavori di ristrutturazione della chiesetta omonima.

 Convinto assertore che le cerimonie religiose debbano essere anche forme visive di una catechesi più profonda, secondo i venti nuovi del Concilio,  fa sì che la chiesa diventi il centro vitale del paese, impreziosendola nel tempo. IL vecchio e asfittico harmonium  viene sostituito da un organo costruito dalla Ditta Marzi e collocato a nord dell'area presbiteriale, come previsto dall'originario progetto dell'architetto Molli, e inaugurato nel dicembre del 1974 con un memorabile  concerto del maestro Arturo Sacchetti; ne seguiranno altri e molto applauditi, tanto la chiesa si presta con la sua acustica, soprattutto a navata piena, a trasformarsi  in  un'aula di conservatorio.

Spirano venti di riforma liturgica e Lui, Don Vincenzo, conforma prima l'abside della chiesa alle nuove norme conciliari, presentando a Natale del 1982 il progetto di sistemazione dell'area presbiteriale; il 4 settembre del 1983, durante le feste cinquantenarie,  Mons. Aldo Del Monte consacrerà il nuovo altare e la Cappella del SS. Sacramento. Seguiranno prima, l' 11 ottobre del 1985,  gli amboni, scolpiti dall'artista del paese Giovanni Zanetta, degno erede del grande scultore Luigi Fornara, con l'aiuto di un falegname del paese, Felice Zanetta, e successivamente, il 24 febbraio del 1986, le vetrate a piombo dell'area presbiteriale.

Le sue attenzioni spaziano verso tutti gli ambienti pulsanti della vita associativa del paese. Ci si accorge  che i locali della scuola materna non sono più congrui alle nuove esigenze dell'attività scolastica e alle richieste della gente e  Lui, Don Vincenzo,    incarico all'amico architetto Giancarlo Giordani di presentare un progetto di ampliamento della Scuola Materna, che verrà portato a termine a giugno del 1976. La vecchia chiesa, trasformata negli anni Cinquanta in ritrovo, bar e salone, può offrire opportunità di abitazione ai nuovi  bisognosi; e Lui si butta un'altra volta, dando inizio nel 1976 ai lavori di ristrutturazione del vecchio stabile che consentirà di ricavare sopra il bar  ACLI due appartamenti e un salone di riunione, autentico teatro per le scelte più importanti del paese.

Siamo ormai giunti agli anni OTTANTA. La realtà sociale è profondamente cambiata. I giovani reclamano strutture nuove, alla pari con i tempi. E Lui, sempre Don Vincenzo, asseconda le iniziative della SISPORT, creata appositamente da un gruppo di trentenni, audaci e volitivi: fa sottrarre una porzione dell'area della scuola materna per farvi costruire un campo da tennis e un campo da pallavolo, che verrà utilizzato anche come campo da basket.  Una casetta prefabbricata, reduce dai nefasti lutti del terremoto del Friuli, verrà poi collocata nel bel mezzo del verde, a ridosso dei campi da gioco.

Ci avviamo verso fine secolo;  appare  una nuova urgenza: quella degli anziani. Si accendono le mai sopite  polemiche su chi compete l'intervento: pubblico o privato.  E ancora una volta c'è un prete di mezzo: Don Vincenzo, che, discoprendo un suo vecchio progetto, sempre celato per pudore di grandezza, quando qualcuno Gli fa appena cenno, rompe gli indugi e dopo eterne discussioni dà inizio all'opera nel settembre del 1991.

Poi è storia attuale. La Casa Famiglia, così verrà chiamata la struttura per gli anziani, subirà una nuova trasformazione con la sopraelevazione di un piano dell'originaria  struttura architettonica.

Sperava di poterne usufruire anche Lui per il suo ultimo tramonto, circondato dall'affetto e dalle attenzioni di quella gente che Lui aveva tanto amato e per la quale aveva speso letteralmente le sue energie; ma così non è stato.  E una mattina di fine gennaio del 2007  si spegne come uno stoppino in una  lampada  che ha esaurito il suo olio.

“ Un prete vero, fine, pensoso, disponibile, fedele, come dirà di Lui il Vescovo di Novara Mons. Renato Corti,  nell'omelia durante la Messa esequiale. Come Paolo per i Tessalonicesi, Don Vincenzo è stato padre e madre che ha esortato, incoraggiato, ammonito”.

Ora riposa tra i suoi cari nel cimitero del natìo paese di Maggiora.

 

               Ultima messa concelebrata con il Vescovo S.E.Renato Corti ed i preti di S.Stefano  il giorno 26 Dicembre 2006.

 


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